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Le Rosine Teatro

Domenica 26 Gennaio 2025 – Ore 16
Lunedì 27 Gennaio 2025 – Ore 10

La Chiave a stella di Primo Levi

con
Sara D’Amario
Andrea Galli

Regia di
François-Xavier Frantz

Una coproduzione Camera di Commercio di Torino, Empatheia srl e associazione Ancóra

Primo Levi, ne La Chiave a Stella, non parla di Olocausto, ma di amore, vita, lavoro, relazioni, è capace di farci sentire cosa può essere l’amore per il lavoro, anche se non l’avessimo mai provato, condividendo con noi un pensiero illuminante:

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra (…).

Il titolo suggerisce immediatamente una riflessione che va al di là dell’oggetto concreto, della chiave a stella… Chi di noi, esseri umani, non sta cercando una chiave per aprire il futuro o chiudere il passato? Chi di noi non cerca una stella da seguire? Una sicurezza nel nostro viaggio sulla terra? E per quanti il lavoro è un viatico per raggiungere anche questi obiettivi?

L’attrice Sara D’Amario, rispettando le modalità di narrazione di Primo Levi, restituisce le avventure professionali di un lavoratore – non visibile – per permettere ad ogni spettatrice e ogni spettatore di riconoscersi, di proiettare in modo intimo le proprie esperienze o sogni di lavoro, passato, presente o futuro.

Al suo fianco, alternandosi in scena con lei in un dialogo a due voci, il formatore Andrea Galli darà voce al Narratore (alter ego di Primo Levi) e alla fine dello spettacolo aprirà e stimolerà diverse riflessioni tradotte in chiave formativa, sottolineando l’attualità potentissima di questo romanzo e la sua utilità per gli scenari del mondo aziendale di oggi e di domani.

Tanti sono i contenuti formativi all’interno del racconto di Levi: Proattività e assunzione di responsabilità, Self-leadership e sfera di influenza, Potere personale e potere decisionale, Flessibilità, adattabilità e cultura del cambiamento, Creatività e intuitività, Motivazione e appartenenza, Resilienza e antifragilità, Conciliazione vita e lavoro, Ruolo manageriale e leadership, Autonomia e delega, Ascolto ed empatia.

La messa in scena è curata dal regista e drammaturgo francese François-Xavier Frantz.

Lo spettacolo è un modo per accompagnare facilmente anche un pubblico di ragazzi/e verso un’immagine positiva del lavoro come esperienza globale, per risvegliare il “Tino Faussone” che è in ognuno di loro e provare ad aiutarli ad “approssimarsi alla felicità”, perché:

 “È malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto: chi lo fa, si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso e il mondo”.

Gli interventi/inserimenti di formazione saranno svolti con un linguaggio chiaro e accessibile sia per un pubblico di giovani e adolescenti, sia per una platea di adulti.